Smart-working e videocollegamenti: opportunità e pericoli

09 APRILE 2020 | Numero Speciale COVID-19

Mai come in questi giorni, a seguito dei provvedimenti legati all’emergenza COVID-19, è stata così forte la necessità di rispondere con prontezza alle nuove dinamiche di lavoro agile, il cosiddetto smart-working.

Le problematiche insorte circa la piena operatività di professionisti e dipendenti in modalità remota, pur essendo facilmente superabili con il giusto supporto tecnico, meritano un approfondimento per quanto riguarda l’aspetto della sicurezza dei dati, fattore fortemente dipendente dall’intervento umano.

La formula più comune di accesso remoto ai dati di lavoro è la connessione tramite VPN (Virtual Private Network) alla rete interna dello studio. 

Questa soluzione, implementabile in qualsiasi infrastruttura, permette di creare un “canale” criptato e sicuro che rende un computer remoto virtualmente presente nella rete interna, garantendo quindi accesso completo a file e software.

In questa modalità operativa, le criticità principali sono date dalla velocità di inter-connessione delle varie reti, sia in input che in output, ed è quindi necessario avere a disposizione una linea internet veloce quantomeno lato server.

È parimenti necessario che il server risulti sempre connesso ad internet, in quanto una disconnessione od uno spegnimento significherebbero il down completo di tutta la rete. 

La soluzione al problema della velocità ed ai problemi di down-time può essere trovata dotandosi di una infrastruttura di rete basata su Cloud ibrido, tecnologia che appoggiandosi a server esterni gestiti dai più grossi colossi IT (Amazon, Google, Microsoft) garantisce affidabilità e prestazioni, mantenendo al contempo la semplicità delle soluzioni in-house.

Come prima accennato, nell’ambito dell’accesso remoto la sicurezza della connessione è fondamentale. 

Purtroppo, alcuni studi professionali operano con soluzioni basate su server RDP (Remote Desktop), soluzione fortemente sconsigliata in quanto non sicura, e che potrebbe portare a perdita di dati, essendo tecnologicamente obsoleta. 

In questi casi urge un controllo dell’infrastruttura ed una tempestiva messa in sicurezza.

Anche l’altro aspetto rilevante in questi giorni, la necessità dei collegamenti in video-conferenza, merita un approfondimento. 

La fretta e la necessità di essere operativi ha portato ognuno ad operare con la propria soluzione software preferita, creando molto spesso confusione nelle persone meno “tecnologiche”. 

Ogni prodotto presenta i propri pro e contro, ed è difficile dire quale sia il servizio oggettivamente migliore. 

Quello che si può consigliare in questo caso è quello di essere preventivamente operativi e dotarsi di tutti i principali software utilizzati. 

Per semplicità, riportiamo di seguito un elenco di link ai principali software di videoconferenza attualmente utilizzati:

In questo caso, escludendo qualche recente polemica circa i problemi di sicurezza di Zoom, le problematiche principali di sicurezza sono date dal fattore umano. 

Va usata quindi massima attenzione in particolare durante l’utilizzo della funzione di schermo condiviso, che, se attivo, potrebbe esporre dati sensibili a video alla lettura di tutti i partecipanti alla chiamata. 

Consigliamo quindi, nel caso vogliate condividere i dati sul vostro schermo, di chiudere preventivamente le applicazioni e pagine internet non necessarie.

Parlando invece di assistenza tecnica, da tempo quasi tutti i gestori di rete si sono dotati di software per gli interventi da remoto. 

Programmi come Teamviewer, Logmein, Remote Assistance, sono entrati ormai in quasi in tutti i computer e risultano particolarmente efficaci per le operazioni di assistenza di routine. 

Questi applicativi risultano semplici e sicuri e permettono al tecnico di effettuare tutti gli interventi necessari senza la necessità di accedere fisicamente al PC, risultando quindi indispensabili in questi momenti di isolamento forzato. 

L’unica accortezza in questi casi è quella di non condividere i propri dati di accesso a nessuno se non al proprio tecnico e, se possibile, spegnere l’applicativo se non si ritiene di utilizzarlo nell’immediato futuro.

 

Federico Colbertaldo, Sviluppatore, Tecnico Specializzato in Sicurezza reti Microsoft

federico@colbit.it 

 

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